giovedì 9 ottobre 2008

Ode alla vita

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine ripetendo
ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia,
chi non rischia e non cambia colore ai vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno battere il cuore davanti ad un errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta di fuggire i consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta nessuno,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima ancora di iniziarlo,
chi non fa domande su argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre di essere vivo
e che ciò richiede uno sforzo di granlunga maggiore del fatto di respirare...

Pablo Neruda

lunedì 7 gennaio 2008

Emergenza rifiuti a Napoli. Arriva l'Esercito!

Per sgombrare le scuole dai rifiuti e garantirne l'apertura il governo, come annunciato da Prodi, ha inviato il Genio militare. In azione due bobcat e due pale meccaniche messi a disposizione dal 21° reggimento dei Guastatori, che collaborano con la Sace, azienda addetta alla rimozione dei rifiuti. Il Genio dell'Esercito ha cominciato la raccolta straordinaria dei rifiuti a Caserta.
Il Governatore Bassolino in una lettera a "Repubblica" scrive: "Ho fallito ma non lascio" - sottolinea - "Non esito a riconoscere le mie responsabilità ma ora sento il dovere di portare avanti con fermezza la battaglia di civiltà condivisa da tutti gli italiani onesti".
La domanda sorge spontanea: ma non poteva pensarci un po' prima?

Grazie Alessandra!

In Afghanistan, in quel Paese dove il tempo sembra essersi fermato e Dio, o chi per Lui, essersi dimenticato dei suoi figli; in quel Paese dove in cielo non volano più colombe bianche e l'unico rumore, che rimbomba nelle orecchie, è il frastuono di un'esplosione; in quel Paese un altro eroe è morto per la Pace.
Era il 24 novembre. Tutto era pronto per l'inaugurazione di un ponte ad una ventina di chilometri a nord-ovest da Kabul, nella Valle di Pagman.
Un uomo è stato intercettato mentre risaliva il greto di un fiume, per avvicinarsi all'area in cui intendeva farsi esplodere, area presidiata dalle forze italiane, che fornivano la sicurezza alla cerimonia di inaugurazione.
Presenti autorità locali e comuni cittadini, che dovevano rappresentare, nei piani del kamikaze, il grosso delle vittime.
Solo l'intervento dei militari italiani, insospettiti dall'atteggiamento e dall'abbigliamento dell'uomo, ha sventato quella che sarebbe potuta diventare l'ennesima carneficina in terra afgana. Daniele Paladini, in questo atto di estremo coraggio, ha perso la vita. Il resto è storia: funerali di stato, messaggi di cordoglio da parte delle più alte cariche dello Stato, elogi pubblici che lasciano comunque il tempo che trovano.
Ieri, 12 dicembre 2007, ho avuto l'enorme fortuna di conoscere la vedova Paladini, la cara Alessandra.
Perché noi dell'Esercito Italiano non siamo solo peacekeeper o "militari addestrati a far la guerra", siamo anche uomini e donne che vivono appieno il dolore di una perdita così grande, che va ad unirsi a quello stesso dolore sentito per i nostri precedenti caduti.
C'era il sole a Novi Ligure, quasi volesse farmi da testimone a quanto avrei vissuto da lì a poco...
Alessandra, per me ormai Ale, è uno scricciolo di donna che dimostra la metà degli anni che ha.
Ci accoglie con un enorme sorriso e la cosa mi sconvolge: ha ancora la forza di sorridere...
Andiamo al cimitero a visitare la tomba del caro Daniele.
Non mi rendo ancora conto di dove sia, mi sembra d'essere stata fiondata di botto all'interno di un servizio giornalistico.
Accanto alla sua tomba la corona di alloro del Presidente della Repubblica, sopra la tomba un cuore di ceri rossi con un libro fatto dai compagnetti della piccola Ilaria...
Quasi nascosto, un angelo piccolissimo, come a rimarcare la considerazione che l'Italia, e specie Novi Ligure, ha di Daniele.
Sono le 12.30, Ilaria sta per uscire da scuola, un brivido mi attraversa la schiena al suono della campanella, per un attimo la mia infanzia mi è ritornata in mente...
Vedo Ilaria da lontano che corre tra le braccia della madre...che tuffo al cuore: è identica al padre!
Si avverte nell'aria una composta tristezza tra noi militari lì presenti, ma siamo in servizio e non si può dare spazio alle emozioni.
Arriviamo a casa della famiglia Paladini, una villetta fuori Novi Ligure, tutto intorno solo verde e silenzio.
Ilaria ha l'argento vivo addosso, starle dietro è quasi impossibile.
Ale guarda la figlia con commozione, tutto ciò che adesso ha è lei.
Ho alcune cose da consegnare ad Alessandra, ci sediamo sul letto che è stato il nido d'amore suo e di Daniele.
Ennesimo brivido...
Iniziamo a parlare e scopro in lei una donna che nella sua fragilità è incredibilmente forte, per non cedere al dolore tremendo che le è stato inflitto.
Sa che Daniele verrà ricordato in eterno come un eroe e, se vogliamo, come un altro martire di questa guerra contro il terrorismo.
Sa anche che nulla al mondo potrà restituirglielo.
Mi sconvolge sentirla parlare con rassegnazione di come è sopraggiunta la morte del suo amato...
Le mani le tremano, la voce inizia a farsi fioca, ma ha ancora la forza di regalarmi un sorriso.
Forse ha capito il mio disagio nel non saper cosa dire.
Mi abbraccia forte Alessandra, il mio cuore sta per sciogliersi, ma devo resistere per lei e per il "credo" che mi ha spinta ad arruolarmi.
...e poi un militare non piange!
Ma sono anche una donna e sento sempre più l'esigenza di aggrapparmi a lei, per chiederle di darmi un po' della forza che possiede.
Siamo state così per alcuni minuti, tra noi solo silenzio, ma quante cose ci siamo dette senza parlare!
La mia "missione" è finita, adesso si rientra a Roma.
Nel tratto di strada che da Novi mi riporta a Genova, ho modo di riflettere su quanto accaduto.
Posso dire di aver imparato tante cose da quella grande donna e per un po' sono ritornata bambina, quando giocavo con Ilaria e i suoi sogni.
Roma. È già tardi. Rientro in caserma, la mia giornata di servizio è finita, ma la notte non porterà via con sé i preziosi ricordi e insegnamenti di cui Ale mi ha fatto dono.
Grazie Alessandra, perché ho capito che si può sorridere anche alla morte e perché la vita sta realmente nel sorriso dei bambini!

giovedì 29 novembre 2007

In nome del "Dio Pallone"...

Dopo la morte di Gabriele Sandri, ucciso per un tragico errore umano da un agente della Polstrada nell'area di servizio della A1, scene di violenza gratuita si sono registrate un po' ovunque. Allo stadio di Bergamo la partita Milan-Atalanta è stata sospesa dopo 7 minuti di gioco, per via di una tentata irruzione in campo di ultras.
A Roma è stato il caos!
Gruppi di tifosi violenti hanno assaltato le caserme limitrofe allo stadio, dopo aver appreso che la partita Roma-Cagliari non si sarebbe giocata. La caserma della Polizia di via Guido Reni è stata presa di mira da oltre 200 tifosi, altrettanti hanno distrutto diversi uffici del Coni e l'orologio del conto alla rovescia delle Olimpiadi di Pechino 2008. È stato bloccato anche il ponte duca d'Aosta con transenne, isolando l'area dello stadio. Un fotografo collaboratore dell'Ansa è stato picchiato e derubato, un cameraman aggredito.
Le cause scatenanti di tanta violenza sono sempre le stesse: una "fede" assoluta nel "dio pallone" e l'odio proverbiale nei confronti delle Forze dell'Ordine, i dementi slogan di qualche tempo fa (10,100,100 Raciti) ne sono la prova.
È evidente come non siano gestibili da nessuna polizia del mondo queste bande di "guerrieri" che attraversano il Paese, per sostenere in trasferta la propria squadra, avendo nelle vene la bramosia accecante di sfidare e aggredire i "nemici".
Arrivare alla conclusione di vietare del tutto le trasferte forse non è un'idea malvagia, ma sicuramente è mortificante per il nostro Paese.
Intanto c'è da dire che in tutta questa girandola di incidenti, scatenati da un "credo" errato, per l'ennesima volta a perdere la credibilità è il mondo del calcio.

mercoledì 28 novembre 2007

La "questione Rom" in Italia

Il pregiudizio nei confronti dei Rom è il frutto di una chiusura mentale causata dalla mancata condivisione e accettazione del modus vivendi di questa popolazione.
Indubbiamente gli ultimi fatti di cronaca, nello specifico la brutale aggressione e il conseguente decesso di Giovanna Reggiani per mano di un rom, hanno inasprito ancora di più i rapporti con questa popolazione, diventando un problema di stato che pone al centro la questione sicurezza, con conseguenti espulsioni e demolizioni delle baracche.
È comunque da notare che, basandosi sui Rapporti del Consiglio Europeo, l'Italia sembra essere la nazione meno organizzata nella gestione dei Rom.
Contrariamente agli altri Paesi europei, l'Italia non ha una politica certa sui documenti di identità e di soggiorno, di conseguenza alti sono i numeri di Rom senza la cittadinanza con conseguenze negative specie per i bambini che, essendo apolidi, non vanno a scuola privandosi di quel diritto fondamentale che è l'istruzione.
È probabile che solo in un quadro di reciproca disponibilità ed apertura, da un lato lo Stato con aiuti concreti e dall'altro la comunità Rom con la predisposizione ad abituarsi alle regole comunitarie, potrebbero migliorare le cose, vincendo la diffidenza della gente.

Scontri alla Sorbona. Chiusa l'università


L'università di Sorbona è stata chiusa venerdì mattina dopo gli scontri tra studenti che volevano raggiungere le aule e manifestanti che protestavano contro la LRU, la legge sulle libertà e sulle responsabilità dell'università, approvata ad agosto dal ministro Pècress.
Scontri più o meno violenti si sono verificati anche in altri sedi universitarie che i "collettivi studenteschi di lotta", animati sopratutto da simpatizzanti del Partito Comunista e sostenuti dal potente sindacato studentesco filosocialista Unef, tentano in ogni modo di occupare.
È una protesta rivolta contro l'autonomia amministrativa che il governo vuole attribuire agli atenei, allo scopo di introdurre il capitale privato nelle università.
Così si legge nell'appello del Coordinamento Nazionale dell'Università di Tours:
"Continueremo lo scipero fino al ritiro della legge Pècresse, perchè significa la privatizzazione dell'insegnamento superiore. [...] Rifiutiamo la logica di autonomia finanziaria che implica il disimpegno dello Stato e dunque l'aumento delle spese d'iscrizione. [...] Il nostro movimento contribuisce ad indebolire Sarkozy ed i suoi ministri [...] dobbiamo costruire un movimento di insieme dei giovani e dei lavoratori per rispondere all'offensiva del governo".
È da notare come, nonostante la loro grinta, i ribelli delle università restino comunque isolati. La loro protesta tuttavia non è riuscita a mobilitare veramente il mondo della scuola e a provocare una saldatura con i sindacati, a loro volta già protagonisti del lungo sciopero contro la riforma pensionistica.
Neanche tra i giovani è possibile dire che si sia raggiunta una forte adesione a questi ideali di rivolta, perchè intesi per buona parte come semplice rivendicazione di ideali politici.
Il governo, nella figura di Pècress, si è dimostrato pronto al dialogo, venendo anche incontro agli studenti fuori sede.
Il Capo dello Stato francese, Nicolas Sarkozy, continua con la sua "campagna del dialogo", promettendo che parlerà ai francesi, quando il conflitto sarà davvero accantonato.
Ai posteri l'ardua sentenza...